Seminario su "Resilienza, sviluppo e Crisi nella Città Transfrontaliere"
Il seminario è tenuto dalla prof.ssa Elisabetta Nadalutti del Forward College di Lisbona. L'evento è organizzato in collaborazione con il progetto di ricerca "L'identità politica europea".
Per pensare l’identità europea si deve considerare che l’Europa è un intreccio di diverse nazionalità, lingue e culture che hanno cercato sempre modi di convivere, spesso con successo, talvolta con difficoltà, anche drammatiche. Nell’Europa uscita dalla pace di Vestfalia, nell’illusione di eliminare tutti i problemi, si è cercato di districare l’intreccio introducendo confini rigidi, che però hanno reciso popoli, culture, gruppi linguistici, con il risultato che il 40% del territorio europeo è territorio di frontiera. Così, l’identità europea è in buona parte un’identità transfrontaliera e quindi fortemente multidimensionale. Un fenomeno particolare sono le città transfrontaliere, città tagliate in due da confini tra stati, dove l’incontro tra culture diverse non può essere evitato se non a prezzi troppo alti sia per l’economia sia per il capitale sociale. Un esempio a noi vicino è Gorizia-Nova Gorica. Che problematiche hanno le città di frontiera? Ma, d’altro verso, che opportunità offrono? Che possibilità di resilienza e di sviluppo concede loro l’Unione europea? E che patrimonio di esperienze possono offrire allo sviluppo dell’identità europea?
Martedì 7 novembre alle ore 17.00 affronteremo queste domande in un seminario della professoressa Elisabetta Nadalutti, docente di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali al Forward College di Lisbona. Friulana di origine, la prof.ssa Nadalutti, dopo la laurea in lettere classiche all'Università di Udine, ha conseguito un master e un dottorato in scienze politiche presso l'Università di Bath. Prima di assumere il suo ruolo al Forward College, ha avuto posizioni di ricerca e docenza presso varie Università (Australian National, Lussemburgo, Warwick, Grenoble, Friburgo, Lleida, Duisburg-Essen, Oulu, Lille e Parigi). Il suo lavoro si concentra su domande empiriche e teoriche relative alla governance globale, al regionalismo e alla regionalizzazione. Attualmente, sta lavorando sullo sviluppo e sulla governance nelle zone transfrontaliere al fine di comprendere meglio i processi di integrazione e le società all'interno dell'Unione Europea e del Sud-Est asiatico. È autrice di numerosi articoli apparsi su prestigiose riviste scientifiche internazionali e della monografia The Effects of Europeanization on the Integration Process in the Upper Adriatic Region (Springer).
Nel suo seminario, la prof. Nadalutti prenderà le mosse da un quadro teorico di Bergson, che distingue tra società "aperte" e "chiuse". Le società aperte sono caratterizzate dalla flessibilità, dall'adattabilità e dalla capacità di affrontare il cambiamento, mentre le società chiuse sono più rigide e resistenti al cambiamento. La relatrice considererà la rilevanza di questa distinzione nel contesto dell'integrazione europea e come la pandemia di COVID-19 abbia messo in discussione aspetti economici, politici e normativi delle città transfrontaliere. Ad esempio, le interruzioni nella routine quotidiana dei lavoratori e nell'economia locale hanno avuto un impatto significativo sulla vita economica delle città transfrontaliere.
Tuttavia, la relatrice discuterà anche la resilienza e l'adattabilità dimostrate dalle città transfrontaliere durante la pandemia. Ci sono state iniziative innovative, solidarietà tra regioni, maggiore consapevolezza delle vulnerabilità e delle lacune nei sistemi esistenti. Il caso studio di Gorizia-Nova Gorica mostra come due città separate dalla storia abbiano lavorato insieme per superare le sfide e rafforzare la cooperazione, specialmente dopo l'adesione della Slovenia all'UE nel 2004. La relatrice discuterà l'importanza di organizzarsi meglio e di creare una struttura formale per la cooperazione tra città transfrontaliere, affinché le loro voci possano essere ascoltate a livello nazionale ed europeo. La pandemia ha aumentato la consapevolezza del ruolo fondamentale delle città transfrontaliere nell'Europa integrata e ha rafforzato la loro determinazione a collaborare e a migliorare la loro resilienza.